La scuola negli anni 90
Sono nata nel lontano 1984. I giovani d’oggi mi considerano già vecchia ma io vecchia non mi ci sento propio. Sono cresciuta a ritrovi nei campi, a corse in bicicletta nel fango e con il telefono fisso.
A scuola non eravamo mica in tanti, le classi erano piccole e i maestri erano tre. Se ci assentavamo da scuola la mamma doveva chiamare a casa dei nostri compagni per farsi spiegare cosa era stato fatto. Due mamme con due cornette e vai di dettatura e scrittura con carta e penna. Ore a copiare, altro che foto WhatsApp.
La fotocopia fatta a scuola veniva data dalla maestra a “chi di voi vede Gianni per i compiti?”. Se non scrivevamo le consegne sul diario erano problemi nostri il giorno dopo! Il registro elettronico non esisteva.
Metà classe aveva la cartella rettangolare. Gli astucci erano panini giganteschi dove i colori erano tutti divisi. I più pignoli li mettevano in ordine cromatico. Come dimenticare il profumo della coccoina e del DAS.
I più top avevano anche una penna ciccionissima rotonda con i diversi colori da scegliere. Quelli erano i regali che si facevano se ci si comportava bene!
Facevamo tutti religione, cominciavamo ad imparare l’inglese a 8 anni e abbiamo affrontato il tanto temuto esame di quinta elementare. Una regione italiana, uno stato europeo, il tutto scritto a mano su fogli protocollo con cartina geografica ricalcata su velina trasparente. In casi di necessità, quando la velina non era disponibile, si usava anche la cartina che divideva le scarpe nuove appena comprate. In qualche modo si faceva sempre. Anche se non ti ricordavi tutto, non era un problema. Scrivevi barbabietola da zucchero e andavi sempre sul sicuro.

Astucci a panino, profumo di coccoina, DAS e penne con cento colori. La scuola negli anni 90, che ricordi!
Io non mettevo mai le calze a scuola ma mia sorella… quanti buchi ha fatto! Quelle sedie di legno, mezze rotte, si impigliavano nei vestiti e tiravano tutto.
Si imparava la matematica con i regoli, pezzetti colorati con i quali si facevano anche le costruzioni nel tempo perso! Il cubo piccolo bianco valeva uno. Il mattone più lungo, arancione, valeva dieci. Poi, con attenzione, li si rimetteva nella valigetta gialla con il suo manico.
Chi era in periferia andava con il pulmino comunale a scuola, pulmino che era gratuito. Noi del pulmino ci si conosceva tutti, saremo stati in 10 bambini al massimo! In frazione, praticamente, si era quasi tutti parenti!
Alle medie ci si sentiva più grandi e si guardavano quelli delle elementari con superiorità. Nel piazzale della scuola media al venerdì c’era il mercato. Noi uscivamo e correvamo al banco del fritto per prenderci le patatine. E sempre tutto di corsa altrimenti il pulmino partiva per il ritorno a casa senza di noi!
Si andava a scuola anche al sabato, tutti insieme, nessuna distinzione.
La pagella la si andava a prendere a scuola e i genitori dovevano firmarla.
Non esistevano BES o DSA, c’era chi apprendeva prima, chi dopo, chi più facilmente e chi con difficoltà.
Sicuramente ci siamo divertiti tutti a scuola. Abbiamo imparato tanto e tante cose ancora le ricordiamo come ad esempio scrivere “SEI BELLO” con la calcolatrice.
Impara!
- Il tempo passa, certe cose non cambiano ma diventano a pagamento (come il servizio del pulmino).
- Le patatine fritte non passano mai di moda.
Raccontatemi:
- Anche voi andavate a scuola con il pulmino?
- Avete tenuto i diari scolastici?
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